In riferimento al recente DECRETO Regione Lombardia N. 3419 Del 16/03/2020 (DISPOSIZIONI URGENTI PER FAVORIRE L’INVIO DEL SIERO DI LATTE TAL QUALE O CONCENTRATO PRESSO GLI IMPIANTI DI PRODUZIONE BIOGAS AGLI IMPIANTI AUTORIZZATI AI SENSI DEL DECRETO LEGISLATIVO 29 DICEMBRE 2003, N. 387 “ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA 2001/77/CE RELATIVA ALLA PROMOZIONE DELL'ENERGIA ELETTRICA PRODOTTA DA FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI NEL MERCATO INTERNO DELL'ELETTRICITÀ”), si ritiene utile fornire alcune elementi in merito al siero di caseificazione ed alla sua digestione anaerobica, per  quanti si trovino nella necessità o opportunità di alimentare ex novo del siero al proprio digestore.

Il siero di latte è un sottoprodotto dell’industria casearia caratterizzato in generale da una buona o ottima anaerobica. L’esistenza di diverse tipologie di siero, la velocità molto alta con la quale i batteri anaerobici lo degradano e la presenza variabile di azoto, in ragione del tipo di siero, sono gli aspetti principali da tenere in considerazione.

Esistono due varietà di siero: il siero dolce e il siero acido, prodotte da due diverse modalità di coagulazione del latte. Il siero dolce (pH = 6-7) si genera con l’utilizzo del caglio, il siero acido (pH<5) si ottiene quando la coagulazione deriva da una parziale fermentazione del lattosio ad acido lattico o dall’aggiunta di acidi minerali. Rispetto al siero dolce, quello acido ha un più alto contenuto di ceneri, ed in particolare di calcio, un basso contenuto di siero-proteine, un più basso tenore di lattosio ed il suo uso in campo alimentare è limitato.

Sovente il siero, in particolare il siero dolce, viene sottoposto a trattamenti a membrana aventi lo scopo di concentrare e separare le proteine, destinate poi al mercato delle sieroproteine. Dalla combinazione di uno o più passaggi su membrane diverse, risultano delle frazioni residue che, comunque molto povere di azoto e proteine, possono presentare concentrazioni variabili di lattosio e sali. Saranno simili a quelle del siero originario, se vi fosse stata solo una ultrafiltrazione e superiori in caso vi siano stati anche dei passaggi su membrane di nanofiltrazione o osmosi inversa.

Il siero di latte è ricco di sostanza organica (indicativamente 50-100 gCOD/L) in forma solubile altamente e rapidamente biodegradabile in condizioni anaerobiche, con un potenziale di biometanizzazione dell’ordine di 330 L CH4 /kg COD, corrispondente ad un potenziale di 23-31  m3_CH4 per m3 di siero tal quale. Il contenuto di azoto, variabile in base al tenore di secco, è indicativamente compreso tra 1 e 2 gTKN/L. Per il siero da ultrafiltrazione non ulteriormente concentrato, il COD è più basso (25-55 gCOD/L), il tenore di azoto è inferiore a 0,5 gTKN/L e il potenziale di biometano si attesta tra 14 e 18 m3_CH4 per m3 di permeato di siero tal quale.

Per la ampia varietà di sieri disponibili sopra decritta, risulta quindi sempre raccomandabile disporre e richiedere l’analisi del siero che si intende trattare, con riferimento almeno ai seguenti parametri: ST (solidi totali), COD o SV (solidi volativi), TKN o N totale (azoto presente).

Per la natura solubile della componente organica, il siero va incontro ad un rapido processo di fermentazione ad acidi volatili. In linea generale, la co-digestione con altri substrati rappresenta la soluzione decisamente preferibile. Il tenore di azoto conferisce potere tampone al siero e non costituisce un problema per digestori normalmente alimentati con reflui zootecnici la cui comunità batterica è già ben adattata alla presenza di ammoniaca libera. Di contro, il siero deproteinizzato va dosato con cautela in digestori caratterizzati da valori di FOS/TAC già elevati (indicativamente superiori a 0,2).

Il suo impiego in digestione anaerobica è dunque possibile e, entro certi limiti, vantaggioso in termini di produzione di biogas. Il dosaggio però va ben valutato e pianificato per ridurre a) il rischio di acidosi legato alla rapida fermentabilità del prodotto e b) la riduzione dei tempi di residenza. Dosaggi fino al 20% del carico organico aggiuntivo a regime sono di norma adeguati. Tuttavia, l’introduzione del siero va effettuata gradualmente, con graduale incremento del carico nell’arco di qualche settimana tenendo non eccedendo il 5% di carico aggiuntivo iniziale per almeno 1 settimana, con incremento progressivo nell’arco di alcune settimane mantenendo sotto stretta osservazione il rapporto FOS/TAC ed il pH che vanno verificati con frequenza almeno settimanale.